domenica 16 ottobre 2011

Abbiamo avuto paura e, peggio, siamo andati via tristi

Ci diranno che questi sono stati gli anni di piombo. Perchè l'aria che si respira è greve. C'è tensione. Ci imiteranno a carnevale, vestendosi come noi, pantaloni a zampa d'elefante, capelli lunghi e fascetta in testa. Abbiamo slogan pacifici anche se siamo arrabbiati.
In queste occasioni ci sono sempre le stesse facce. Rivedo il Greco, la Stella e gli amici degli anni delle occupazioni universitarie, ormai li incontro solo qui, una volta all'anno più o meno. Quelli dei gruppi della mia città o quelli della Bologna sessantottina e festaiola.
Curia correva nel vicolo, eravamo inseguiti da proiettili di gomma grossi come un pugno. Lui è stato colpito. Il tizio davanti a me è caduto perchè tentava di guardare indietro, ma davanti non si aspettava un dissuasore del traffico ad altezza inguine. Mi ricordo le cariche e le facce contorte in una smorfia nel tentativo di fuga, ma quello è successo 7, 8 anni fa, in un'altra città. Mi pare non sia cambiato niente.
Alle manifestazioni, da sempre, non vanno quelli che il giorno dopo parlano dai divani delle immagini che hanno visto in tv.
Alla manifestazione di oggi ci sono preventivamente: i dimenticati Aquilani, i delusi promotori dell'Acqua bene comune, inascoltati nonostante la voce referendaria, i pro Palestina dietro il volto di Rachel Corrie, quelli dei cantieri, le insegnanti, i precari, i ricercatori, i sindacati e tanti altri gruppi. Gli anziani e anche qualche bambino. Gli anziani che cacciano i neri. Forse la scena migliore che ho visto.
Perchè poi, ma solo poi, c'erano quegli imbacuccati. Chi sono si sa forse, ma dirlo ti fa passare per fantapolitico. E non mi va di rivedere le foto genovesi dei loro scarponi uguali a quelli dei poliziotti. Diventano sempre loro i protagonisti. Il movimento si eclissa sotto le spranghe. Il movimento diventa muto. Bisogna pensare ai danni e ai feriti e a quella splendida città martoriata. Mentre loro scrivono di un certo Carlo che vive, forse quello Magno. Ma mi piacerebbe che non se ne riempissero la bocca, loro che sono troppo giovani anche solo per averlo conosciuto di vista. Banalità e frasi fatte che non mi sembrano avere a che fare con convinzioni o esasperazioni da indigenti padri di famiglia. Più che altro un suggerimento esterno, penso.
Mentre le altre capitali sono in festa, Tambroni e i suoi non vogliono vedere un gruppo unito. Un gruppo contrario. E allora chissenefrega delle conseguenze, chissenefrega di quello che si può scatenare, chissenefrega se anche i poliziotti alla fine rischiano davvero. Giocare con le vite degli altri è cosa da poco. Lo ammetterà Cossiga prima di morire, almeno così mi immagino, se morirà prima di me.
Accettare che le tante voci, ognuna con il suo obiettivo, si uniscano per far giungere l'eco ai palazzi, sarebbe già perdere per loro.
Invece abbiamo perso noi. Ce ne andiamo mogi, sconfitti.
Ci vorrebbero risposte adesso, qualcosa è successo oltre i caschi e le spranghe, non dimenticate perchè eravamo lì. Noi, protagonisti del nostro tempo. Fidarsi? Ormai la fiducia è cosa da parlamentari comprati. Non ha più quell'inestimabile valore.
È autunno, cadono le castagne.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

certe volta Anna stento a capirti.

la_stupida ha detto...

siamo pari!

Anonimo ha detto...

non so come si fanno le linguacce in internet se no te ne fare una!

Unknown ha detto...

si fa asterisco spazio percentuale spazio e cancelletto.. poi premi tante volte ics

Anonimo ha detto...

* % #xxxxxxxxxxxxxx

NON E? VERO NON DI FA COSI'!!!!!!

la_stupida ha detto...

si vede che non hai un convertitore aggiornato di simboli!!