mercoledì 29 dicembre 2010

Non so condizionare nessuno, eppure influenza!

A me il Natale piace.. mi stufo pure un po' a sentire chi si lamenta e dice quanto è triste, quanto non vede l'ora che finisca...
Io, da sempre, lo passo in famiglia, che la mia davvero non ha niente di commerciale, quella numerosa di tutti i fratelli di mamma o papà. Da qualche anno la famiglia è più stretta con qualche special guest perchè i tanti parenti sono tutti lontani, ma va bene lo stesso, perchè ogni anno il gruppetto si condisce di nuovi elementi.
E molte le cene per gli auguri agli amici!
Pare che l'anno sia finito a sfortune, con un albero che cade, sotto il peso della neve, sulla mia povera Y, martoriata probabilmente per sempre... ma infondo cercavo da molto la scusa per separarmi da lei.
Pare che il viaggio di ritorno da Berlino abbia previsto 4 ore di ritardo e un dirottamento su un aeroporto diverso... che ha però significato una bella serata in un'altra città non prevista.
Ebbene, se vogliamo chiamarle sfighe, aggiungiamo che l'anno finisce a letto. Ma neanche stavolta l'umore si fa fregare, anzi rido, chissà perchè.
È vero che l'influenza è stata dura, e io l'ho aiutata con delle bravate brave, ma sono stata coccolata e viziata ogni minuto, che di più non potevo chiedere.
Ringrazio anche Babbo Natale, tanti inattesi doni, incitamenti a continuare a scrivere (anche se forse non sarà più qui) e belle sorprese!
E allora, sotto influenza e senza influenza, cosa c'è di più perfetto di un dado rotondo?


Oui non è un'affermazione francese

Fa l'ingresso in casa nostra quell'attrezzo, quella scatolina nera, seguita da tutti gli accessori più disparati. O tutto o niente da noi. Devo crearmi un avatar, quello di mio fratello è fedelissimo, ma la mia somiglianza è discutibile. Mi volevo più emo!
Piccolì parte subito agguerrita, anche Sbilix se la cava bene. Io distruggo la Gelmini nel taglio della carota e sono quella che salta più veloce sulle molle. Sono davvero un drago, ma questo è solo causa di sconce illazioni. Hanno riso di me alle liane, eppure in prova ero andata così bene!!
Fortuna che arriva lui e ci salva ai rigori, bisogna lasciarli stare i maschi con i telecomandi!
Mi rimangono comunque i record al Kung fu, che sono quella che va più a ritmo, non come mio padre che, se ci prova, sfonda la pedana, e alle palle di neve, sparando a quello stronzo del pupazzo, sono passata per prima al livello successivo!!
A mio padre volevo dire che il gioco delle papere non mi fa ridere, secondo me lui si diverte a vedere mia madre che cerca di volare da una colonna all'altra! Però questo non è carino! Soprattutto a Natale!

lunedì 20 dicembre 2010

Io sono qui


Finalmente è stato qui!
Lo volevo ringraziare, non perchè in una sera ha vinto 3 premi su 4 dello stesso concorso, e neanche perchè un altro festival contemporaneamente gliene assegnava un altro da qualche altra parte in Italia.
Mi sono emozionata e commossa per la storia che ha raccontato, per la poetica e per l'ironia dei personaggi, per la tematica toccante, per la regia e la fotografia, per Chicco, ottimo interprete, per l'impegno, per l'indiscutibile bravura, per quel "ci precedono in velocipede", ricordo adolescenziale! Come me, l'hanno pensato anche i giornalisti, il pubblico e gli organizzatori della manifestazione, assegnandoli quel "non c'è due senza tre" che mai fu così profetico. (le motivazioni della giuria poi sono formulate molto meglio).
Ma soprattutto grazie per aver portato quell'angolino disperso delle mie origini isolane e quel mare blu, che mi è tanto caro, nella mia città.
Bravo Mario!

sabato 18 dicembre 2010

Auf jeden Fall!

Quando il bambino era bambino... parte II

Quando il bambino era bambino, | se ne andava a braccia appese, | voleva che il ruscello fosse un fiume, | il fiume un torrente, | e questa pozza, il mare. || Quando il bambino era bambino, | non sapeva di essere un bambino, | per lui tutto aveva un'anima | e tutte le anime erano un tutt'uno. || Quando il bambino era bambino, | su niente aveva un'opinione, | non aveva abitudini, | sedeva spesso a gambe incrociate, | e di colpo sgusciava via, | aveva una vortice tra i capelli | e non faceva facce da fotografo.

Ecco cos'altro è Berlino. Berlino è una città che ha voglia di vivere e andare avanti. E non gli manca niente per farlo. Si sente l'energia pullulare nelle strade di Kreuzberg, un quartiere che avevo sentito nominare in un film adolescenziale e ambita meta di interrailer. Lo si vede nei locali che sono come te li sei sempre immaginato, qualche punk, musica ad alto volume e molte birrette.
Berlino è anche Tacheles, il centro sociale più grande che abbia mai visto, con artisti che lo occupano da sempre, che lì lavorano, espongono e vendono. Con un bar ad ogni piano, pronto a riscaldarti a Gluehwein. Con sculture dalle forme bizzarre e ricavate da materiali di scarto.
Berlino sono i mercatini di Natale e Zena che mi sgrida perchè giro da sola senza cellulare... dillo a mia madre, che ci ha rinunciato 13 anni fa.
Berlino è parlare in tedesco con e per tutti e sentirmi di nuovo a casa mia. E, se serve, anche in portoghese, spagnolo e inglese, che tanto c'è di tutto lì!
Berlino è Bratwurst a tutte le ore e comunque mangiare appena si può.
Berlino è Matthias, l'amico Erasmus di Silvia, un gigante bellissimo che ci ha portato in giro per la città, raccontandocene i segreti.
Berlino è il museo dei Tempi Moderni, dove, in una volta sola, ho visto un De Chirico, lo zio di Stefy, un Modigliani, qualche Picasso, Kandinskij, Klee, Mondrian, Kirchner, Kokoschka, tutto il Blaue Reiter e molti altri.
Berlino è Zena e la sua crew di genovesi, un po' stremati dal freddo ma con Zainetto che, stanchissimo anche lui, teneva alto l'umore di tutti. E la Giannone, guida umana per noi tutti ignorantoni!
Berlino è Silvy che non mi ha puntato le ginocchia sulla schiena di notte, che in un tratto di metro rischia la multa per colpa di disgraziate macchinette, e che mi ha fatto ridere tutto il viaggio anche in uno dei rientri più disastrosi da venerdì 17!

lunedì 13 dicembre 2010

Interrail... parte I

Quei Kinder non ci sono forse più, eppure Berlino rimane una città meravigliosamente malinconica. La coltre soffice di neve e il cielo plumbeo, sempre pronto a riversare morbidi e tempestosi fiocchi, le aggiungono silenziosa grevità.
Ad ogni passo si respira il pesante fardello che questa città ha ereditato dalla storia: monumenti e luoghi commemorativi dell'olocausto, perfino le pietre fanno inciampare davanti alle case di ebrei deportati.
Uno in particolare ne ricordo, una serie di parallelepipedi grigi, 6.000 in tutto, senza scritte, senza nomi. Dall'esterno apparentemente tutti uguali. Camminarci in mezzo invece insegna che alcuni svettano sulle teste perchè è il terreno sotto i piedi che sprofonda. Ci si trova in un labirinto, che ci sembra di intuire ma a cui si può credere solo una volta al suo interno! Così come è difficile capire da fuori la brutta storia che stanno a testimoniare. Le colonne diventano sempre più fitte e si possono vedere le persone che attraversano le viuzze solo per un istante, a volte si vede di sfuggita solo un piede... tutto scappa così velocemente. Passano e non ci sono già più, si possono intravedere solo per un secondo.
E pensare che quelle pietre sono rivestite di un materiale speciale, per non farle deturpare... la pellicola che le copre è prodotta dalla stessa fabbrica che sfruttava gli internati dei campi di concentramento.

Poi c'è la storia più recente, quella del Muro. Veramente difficile comprendere come possa essere rimasto in piedi fino a tempi così remoti! Leggere le vicende di famiglie spezzate, da un giorno all'altro, senza spiegazioni. Chissà se capivano cosa stesse succedendo mentre accadeva sotto i loro occhi. L'arguzia di uomini e donne riusciti a passare il confine con i metodi più assurdi, chiusi dentro valigie o catapultati con cavi in notturna. E le tante storie meno fortunate di chi non ce l'ha fatta. Non ci sono parole per descriverlo... ma possibile che oggi ancora si parli di muri?

Berlino però è anche molto di più!

giovedì 9 dicembre 2010

Meinst du, dass diese die richtige Richtung ist?

Non è uno scioglilingua, mentre uno impara, l'altra si perde. Tutto qui!
Mi confondono i tavolacci di legno, i bicchieri spessi, le follette passate da qui, il Rossi e gli incontri casuali...

venerdì 3 dicembre 2010

Un piacere aiutarti!

Il vecchio lascia il posto al nuovo, si chiudono i ricordi e iniziano le speranze con fare propositivo e con rinnovato ottimismo.
Ecco il progetto di Stefano, nato dal concetto di dualismo nell’uomo. La dicotomia tra il buono e il cattivo, tra l’essere triste e la spensieratezza, tra l’adulto e il fanciullino. Imparare a convivere con le incoerenze della nostra persona, può aiutare ad accettarci nel nostro essere difettosamente umani.
Il Pupo, contemporaneamente vecchio e nuovo, è un uomo distinto, anche dentro casa, il luogo familiare per eccellenza, in cui si muove felino con le sue pantofole silenziose, con la sua calda giacca di flanella, la camicia inamidata, il cilindro sulla testa e i pantaloni con il risvolto. Un nonno come tanti, di poche parole ma di sguardi consumati nelle esperienze vissute, nell’amore dei cari, nei ricordi di un’esistenza intensa. Non si contraddice ma vive in maniera dualistica la sua vita; si alternano in lui il saggio, seduto e silente, e il fanciullo, sorridente e fremente per l’avventuroso tuffo, come componenti della personalità che convivono, ove più ove meno, nell’anima di tutti gli esseri umani, adulti compresi.
A seconda della prospettiva da cui lo si guarda, in maniera geniale, mostra l’espressione consumata del vecchio o la sfacciata gaiezza del ragazzo. La prima, nettamente separata dalla seconda da un’immaginaria linea di mezzo, appartiene a ciò che è avvenuto prima del 31 dicembre 2010. Trascorso il limite invece, si inizia a intravedere il sorriso del 1 gennaio 2011.
E allora dai, quel cilindro!

giovedì 2 dicembre 2010

Wim Wenders si impallava...

...mi sono dovuta arrabbiare con questo!!
Ridateci i buffoni! Mi manca Biagi e rivoglio Luttazzi, i Guzzanti, Freccero e De Bortoli!
Santoro resisti!

mercoledì 1 dicembre 2010

Der Brief

Un commovente invito... come rifiutarlo?
Salgo, scendo, impacchetto, ritardo... ma ci sono!
E certe parole, concordo, sono inadatte a descrivere i voli di colibrì e gabbiani!