sabato 29 ottobre 2011

La mia amica con la testa sott'acqua

Non mi piace vedere la gente la soffrire. Invece per 3 giorni di fila mi sono sentita come Alex di Arancia Meccanica, con gli occhi tenuti spalancati davanti all'orrore. Una terapia.
Ma le terapie curano. Questa no. Ogni volta mi è saltato il cuore in bocca, ascoltando il risveglio furioso di una donna scuoiata viva, assopita e conciliata con il suo dolore fino a poco prima. Una pietosa Gheddafi per voyeuristi. Ho sentito la vergogna di una donna che supplica il compromesso, che sentirà lo schifo su di sè, inghiottita dalla paura e già pentita di una richiesta che non la farà star meglio. Mi è sembrato di essere lì, accanto a lei, di capire ogni suo pensiero. Ma poi è volata via, come un palloncino senza nodo.
Ho fluttuato nell'acqua con l'uomo medusa, tentando di capire come si sta inghiottiti nel mare. Mi sono cresciute le branchie ma non riuscivo lo stesso a respirare!
Ho visto rotolar via la testa di un bambino, sentendomi davvero sollevata. La pazzia porta anche a questo. Il piccolo poteva essere una presenza inquietante, da intero. Senza pensieri, sta meglio!
Voglia di silenzio, ma soprattutto di urlare!

giovedì 27 ottobre 2011

Bel regalo ci siamo fatti per il compleanno!

Finalmente l'ho visto. Era qualche mese fa. Ero nel salotto delle Marche.
In una grande piazza, ma a poche file da lui! Lui e il suo kazoo. Elegante, pochi gesti, molto eloquenti.
Me ne sono andata con Wanda ma lui mi ha inseguito, sotto le stelle del jazz, con la Topolino amaranto mentre io lo guardavo dalla cima di un parafango con una birra in mano in quel giorno appiccicoso di caucciù.
Concludo la serata in un'osteria, mi han detto che il vino bianco è fresco e va giù bene e finisce che chi l'ha vista non la scorda più nel territorio dell'amore!

Una luna gialla, un pianeta blu

Di notte operaio nelle fabbriche tessili, di giorno fattorino a tempo pieno.
La sera sulle poltrone, avvolto in una nebbia di mistero, mi sono sentito come lei. Mi è sembrato tutto vero.

mercoledì 19 ottobre 2011

Non sono gli Arcade Fire

Registicamente impeccabile, intreccio coinvolgente, niente banalità, grande prova attoriale, bellissima fotografia e stupenda colonna sonora. Risate e tenerezze. In un aggettivo: accogliente.

Senza nemmeno accorgersene, si passa dal momento in cui si pensa “un giorno farò così” al momento in cui si pensa “è andata così”.

martedì 18 ottobre 2011

Lentezza




















Il necessario tempo del commiato. La calma delicata dell'addio. Partenze.

domenica 16 ottobre 2011

Abbiamo avuto paura e, peggio, siamo andati via tristi

Ci diranno che questi sono stati gli anni di piombo. Perchè l'aria che si respira è greve. C'è tensione. Ci imiteranno a carnevale, vestendosi come noi, pantaloni a zampa d'elefante, capelli lunghi e fascetta in testa. Abbiamo slogan pacifici anche se siamo arrabbiati.
In queste occasioni ci sono sempre le stesse facce. Rivedo il Greco, la Stella e gli amici degli anni delle occupazioni universitarie, ormai li incontro solo qui, una volta all'anno più o meno. Quelli dei gruppi della mia città o quelli della Bologna sessantottina e festaiola.
Curia correva nel vicolo, eravamo inseguiti da proiettili di gomma grossi come un pugno. Lui è stato colpito. Il tizio davanti a me è caduto perchè tentava di guardare indietro, ma davanti non si aspettava un dissuasore del traffico ad altezza inguine. Mi ricordo le cariche e le facce contorte in una smorfia nel tentativo di fuga, ma quello è successo 7, 8 anni fa, in un'altra città. Mi pare non sia cambiato niente.
Alle manifestazioni, da sempre, non vanno quelli che il giorno dopo parlano dai divani delle immagini che hanno visto in tv.
Alla manifestazione di oggi ci sono preventivamente: i dimenticati Aquilani, i delusi promotori dell'Acqua bene comune, inascoltati nonostante la voce referendaria, i pro Palestina dietro il volto di Rachel Corrie, quelli dei cantieri, le insegnanti, i precari, i ricercatori, i sindacati e tanti altri gruppi. Gli anziani e anche qualche bambino. Gli anziani che cacciano i neri. Forse la scena migliore che ho visto.
Perchè poi, ma solo poi, c'erano quegli imbacuccati. Chi sono si sa forse, ma dirlo ti fa passare per fantapolitico. E non mi va di rivedere le foto genovesi dei loro scarponi uguali a quelli dei poliziotti. Diventano sempre loro i protagonisti. Il movimento si eclissa sotto le spranghe. Il movimento diventa muto. Bisogna pensare ai danni e ai feriti e a quella splendida città martoriata. Mentre loro scrivono di un certo Carlo che vive, forse quello Magno. Ma mi piacerebbe che non se ne riempissero la bocca, loro che sono troppo giovani anche solo per averlo conosciuto di vista. Banalità e frasi fatte che non mi sembrano avere a che fare con convinzioni o esasperazioni da indigenti padri di famiglia. Più che altro un suggerimento esterno, penso.
Mentre le altre capitali sono in festa, Tambroni e i suoi non vogliono vedere un gruppo unito. Un gruppo contrario. E allora chissenefrega delle conseguenze, chissenefrega di quello che si può scatenare, chissenefrega se anche i poliziotti alla fine rischiano davvero. Giocare con le vite degli altri è cosa da poco. Lo ammetterà Cossiga prima di morire, almeno così mi immagino, se morirà prima di me.
Accettare che le tante voci, ognuna con il suo obiettivo, si uniscano per far giungere l'eco ai palazzi, sarebbe già perdere per loro.
Invece abbiamo perso noi. Ce ne andiamo mogi, sconfitti.
Ci vorrebbero risposte adesso, qualcosa è successo oltre i caschi e le spranghe, non dimenticate perchè eravamo lì. Noi, protagonisti del nostro tempo. Fidarsi? Ormai la fiducia è cosa da parlamentari comprati. Non ha più quell'inestimabile valore.
È autunno, cadono le castagne.

mercoledì 12 ottobre 2011

Lo voglio

La ragazza con il k-way rosso che corre per il centro storico della sua città, entrando e uscendo con naturalezza dai parchi, è la stessa che in talleur passa da una conferenza stampa a una riunione di lavoro. Il tabaccaio che la vede passare in tutte le vesti, se ne congratula con lei.
Sempre lei, la sera, partecipa a assemblee cospiratorie di stampo lobbistico con artisti d'avanguardia, oppure divora film d'essai al cinema.
Si concede solo un vizio: il sabato mattina la colazione a letto e tante ore di sonno e pagine di libri.
L'ho incontrata, tubino e tacco a spillo misura 12, al matrimonio della sua amica di scuola e del suo ormai marito David. Diceva che non sarebbe entrata in quell'abito elegante perchè l'estate e i suoi vizi l'avevano tornita ben bene. Invece alla fine, un po' di impegno, e ce l'ha fatta.
Possibile sia sempre lei quella che, in ciabattine e calzoncini, corre come un maschiaccio in tipografia e trafelata ritira e consegna pacchi? E quella che, due computer davanti al viso, occhiali sulla testa, cerca di tradurre il suo pensiero in immagini?
Quella ragazza voleva fare la scrittrice, ma si sta dedicando in tutto e per tutto al suo lavoro. E alla sua famiglia.
Aspetta il giorno in cui prenderà lui, il perfetto narratore e si stenderà sull'erba. Lui sì che è un bravo scrittore. Gliel'ha detto Erba. Erba ha scelto lui per il master, perchè è bravissimo. Lei già lo sapeva.
A quel punto, lei sarà per lui un efficiente ufficio stampa, un'appassionata organizzatrice del suo sapere. Vivranno in una casa semplice ma dignitosa. E allora si siederà di nuovo, e magari scriverà. Me l'ha sempre detto che chi non ha niente di interessante da dire, è meglio che non lo dica.

lunedì 3 ottobre 2011

Eravamo io, Lele B., Sabina G., Elio G.

Mi avevano proposto di andare. Io ci vado tutti i sabati e le domeniche d'estate a Mezzavalle. Ma non avevo capito che era un'altra Valle. Ah, è un teatro. Mi avvicino a questo vivace viavai di gente, penso inizialmente di non poter entrare, pare sia occupato. Forse bisogna fare la fila, come ai servizi. Ah no, non ci sono file, entro. Mi chiedo subito "chissà se ci sono altri personaggi famosi oltre a noi!". Ma sì, c'è quello reso celebre dalla canzone dei Mannaggiatte, mezzo tedesco a quanto pare. La mia amica se lo bacia pure, ci sperava proprio di incontrarlo. Perchè lei è una fan. E lui un giusto.
C'è Sabi, che mi aveva chiamato qualche giorno fa per sapere se andavo. Si nota chiaramente che mi sta cercando. Io la guardo solo per capire quanto ci metterà a trovarmi. Manco Cate ci avrebbe messo tanto. C'è quello che, volgarmente, si dice di ragazzi di bella presenza, tale Boni, meglio conosciuto come il suicida della Meglio Gioventù. C'è Aldo Moro. Cioè l'attore, ma quello che se pensi ad Aldo Moro, pensi prima a lui. Che poi Matteo dice che è il conte di Boris, e c'ha ragione. Fabrizio Gifuni, raccontando, mi ha fatto capire che Pasolini è sempre attuale, meglio di Terry. E poi Rodotà che ci ha illuminati perchè lo schiavo peggiore è colui che aspetta qualcun altro per essere liberato.
Ma è quando ho visto Max Mazzotta che mi è proprio venuto da sorridere. E lui l'ha fatto con me, incrociando il mio sguardo divertito. Forse anche lui ha pensato a quella scena in cui Anna gli presta le 5 mila lire...
Devo essere arrossita, io.
Pensavo tutto il tempo a quando sarebbe toccato a noi, mi ero preparata mille discorsi, tante parole, pensieri in libertà (cit.)... ma Michele Bartleby mi ha rubato i minuti, per noi era troppo tardi e, insieme ad altri, sono rimasta senza voce! Significa che dovrò tornare. E sarà tra poco.
Va bè, io non so che occupare, chè se ci provo qui da noi, rischio come minimo che mi caschi un tetto sulla testa, e perchè quello che è agibile, anche se non sempre è in mani giuste, bene o male funziona.
In tutto questo, com'è triste la prudenza.