martedì 7 febbraio 2012

Adotta un amico di periferia

Era il 1996 quando ho iniziato a soffrire per la neve. Il mio amore isolano mi aspettava da mesi, ed io non facevo che contare i giorni alla rovescia. Poi, a due giorni dalla partenza, la neve mi spezzò il cuore e soprattutto mi bloccò gli aeroporti, soffocando ogni speranza di un abbraccio.
Con questa storia, assolutamente vera, mi sono guadagnata la panchina del solitario, su cui ci si può sedere solo se hai una triste storia sulla neve da raccontare.
Mentre ascolti quella di qualcun altro, ti sporgi altrettanto malinconicamente per affacciarti sul più bel panorama della città. Il mare a destra, il mare a sinistra e le case di fronte che piano piano accendono i quadratini di luci arancioni.

Ufficialmente vieni fuori dal rancore della neve in città e anzi riscopri la bellezza del manto bianco. Ti viene una gran voglia di camminare, di respirare l'aria pungente, di sentire negli occhi il bagliore.
Le note positive che ti riportano all'entusiasmo per la neve sono:
- le battute di Sarai belo te, del tipo "C'era tanta de qula neve, che ho spalato la macchina de 'n antro"
- sono tutti in giro per l'occasione. Ti salutano pure gli sconosciuti. Si formano gruppi di persone che ne raccolgono altre, anche loro dirette verso il mare di inverno o verso i parchi più alti, dai paesaggi canadesi
- Cate che fa snowboard con tanto di rampe al Cardeto e io che lo snowboard l'ho lasciato in cantina!
- l'uomo in calzamaglia dentro casa, che non vedeva l'ora di ballare Pina Bausch
- i tassisti, gli avvocati, gli avvinazzati del bar Mokarabia... giocano tutti con la neve
- i bambini davanti casa che scivolano tirandosi delle mine in faccia
- le guerre di palle soffici, le scivolate con le buste, i pu-pazzi di neve
- sentirsi molto affascinante con i Moonboot.

Il momento migliore è la notte, le gambe attaccate al termosifone bollente e la faccia fuori dalla finestra a prendere i fiocchi sugli occhi. Silenzio ovattato, calma bianca, le automobili che non camminano, la lentezza. Mi sembra di stare nel paesaggio di una favola, in una notte buia e tempestosa di tanto tanto tanto tempo fa, e per di più dentro a un bosco.
Invece quelli che vedo sono solo gli alberi del parchetto. Tutti meno uno, che ha deciso di buttarsi di sotto e di bloccare tutta la via. Di rami ne sono caduti, belli come angeli.
Ma tutto sommato tanta pace e una Pace con me. L'ho adottata per il fine settimana. La porto a vedere gli spettacoli, a bere le cioccolate calde, a pranzo in trattoria la domenica, le faccio invitare gli amichetti a cui preparo zuppe calde e grappe. La faccio vincere a Scarabeo!!
Forse quel giorno in trattoria però abbiamo bevuto troppo, perchè non posso aver visto lo sci di fondo in piazza del Papa.
Finisco con le mille previsioni sul "tacca, no, non tacca, a voja se tacca!" dei miei concittadini che la neve me li fa diventare proprio simpatici.

Foto 1 presa da facebook
Foto 2 Veronica, sotto consiglio di G. Saraceni