lunedì 7 settembre 2009

Leaving time...

I tetti, si sa, servono a coprire le case, a volte diventano soggetti di espressioni idiomatiche, del tipo "senza tetto", "dormire sotto lo stesso tetto" o "avere un tetto sopra la testa". C'è molto senso pratico in questo. Ma con un visione più poetica, al tetto ho imparato a dare un altro significato. È il rifugio della vedetta, quel punto, più in alto di altri, che ti permette di vedere lontano.
Ma il tetto sa essere anche di più. Sono le risate di quando non riesci a salire finchè non ti aiuta qualcuno, di quando devi scavalcare e soprattutto di quando proprio non sai come scendere! Sempre sperando che non ci sia un occhio indiscreto a sbirciarti sotto la gonna! Ma, tolte queste buffe preoccupazioni, quando ci sei sopra, puoi stenderti a prendere il sole, ad ammirare le stelle, le luci o gli alberi, a respirare aria fresca di montagna (in ciabatte). Fino a quando senti che non c'è più niente, nè sopra nè sotto! È tutto lì!
Il tetto a volte è anche terrazzo, è cene e chitarre, candele accese, tramonti, bicchieri di spritz, un bacio affettuoso e anche due.
E tanti altri ricordi!

Quando devi scendere, l'unica cosa per sfidare la paura, è lasciarsi andare, buttarsi tra braccia sicure. E anche io sono pronta ad accoglierlo, lontano da tutto, senza paura e con orgoglio. Non ascoltare gli ubriachi e le loro parole, non parlano di te!

Ora è deciso, prendo il volo!

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