Alla fine, anche chi si illude di essere un viaggiatore, si concede spazi da turista, magari cercando di somigliare ai local, e di andare nei posti frequentati dai local.
Quindi il narghilè è tra le prime esperienze: inspirare dolcemente quel sapore delicato per poi sbuffare sui cuscini, dispensando indicazioni sui percorsi da seguire. Manco fossi blu e con mille piedi.
Poi il caffè turco, difficile da accettare al primo sorso, ma poi diventa un piacevole liquido denso. Ruoto la tazzina ogni volta che lo finisco, per interpretare qualcosa tra quei calanchi disegnati dal caffè, ma ci leggo solo che ho ancora strada da fare.
E poi cercavo lui, quasi affranta nelle ore finali del viaggio, perchè stavo partendo senza averlo trovato.
Ma il caso ha voluto, quando ormai non ci speravo più, che fosse il mio ultimo regalo: una musica, mi volto. Lo vedo, con il suo mantello nero, salire sul pulpito a testa bassa, dimesso. Apre le braccia e scopre il candido bianco della veste, mani incrociate sul petto, aspetta la nota giusta. Scendono le braccia per risalire larghe sopra la testa e inizia questa vorticosa danza, il derviscio inizia a girare su se stesso con una ruota di gonna che farebbe invidia alla più vanitosa delle bambine. La musica stordisce e incanta, il movimento ti strega per portarti momentaneamente in un'altra dimensione. Chiudo solo un attimo gli occhi e la testa gira più a me che a lui. Danzare ha sempre qualcosa di magico!
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