Il popolo si aggira per le vie strette del paese, abituando gli occhi a un rilassante tepore visivo. Forse qualcuno ci pensa anche un po' su, che l'inquinamento luminoso non è proprio così necessario. E in più ci si può anche lasciare suggestionare dal fascino della fiammella tremolante e dalle stelle che finalmente si lasciano ammirare.
Ogni angolo nasconde una sorpresa, mangiatori di fuoco, poeti e suonatori, giocolieri e circensi come in una canzone di Vinicio o in un film di Emir.
Il momento più divertente è quando tutti quei piedini sbucano da sotto il tendone e sembrano parlare muovendo rapidamente le dita. Che belli tutti quei piedi!
Del gran finale saranno protagonisti i Mercanti, quelli che ubriacano e che mi hanno fatto cantare fino a tardi le loro e le canzoni di De Andrè, come tempo fa in un altro contesto, ma la solfa, quella di Rodari, era la stessa: "soldatino canta canta, cavalli 8, uomini 40".
A casa, dopo una notte all'oscuro, per una casuale coincidenza di semibuio, mi sorprende la curva morbida della mia schiena, proiettata in un gioco di ombre sul muro a scoprire una nuova corporea femminilità.
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