Fa caldo, cammino in un campo mangiando giuggiole e more appena colte dal cespuglio. La pelle lucida brilla sotto il sole, il venticello la asciuga.
Rifletto sulle tue parole che mi definiscono insicura, bisognosa di valutare sempre i pro e i contra, le possibili conseguenze. Magari tu mi hai sempre conosciuto meglio di me stessa e forse sei l'unica persona da cui ascolto volentieri questa sorta di analisi. Da te che sei stato sempre in grado di interpretarmi e capirmi, amando in me anche quella eterna riflessione, la mia ponderazione, il mio assentarmi per volare con la mente e il tornare in picchiata da un estremo razionalismo a reazioni stupidamente divertenti, spontanee e lunatiche.
Queste giornate con te sono state terme per la mia anima, irrequieta e insoddisfatta, incapace di stare in qualsiasi posto. Ma per un po' ho capito che qui mi sento a casa e non importa se non sono capace di gestire il tempo, ora mi va bene ESSERE in questi posti, con queste persone.
Un sole al tramonto che sbuca da sotto l'arco di un acquedotto romano corre verso il terreno. Provo sulle punte a seguirne l'ultimo tratto di discesa, ma è più veloce di me e allora torno ad appoggiare bene i piedi per terra. Da quaggiù si riparte! Un eterno déjà vu, un sequel di due anni dopo con gli attori di sempre. La voglia di continuare a chiacchierare con te. Non smettere mai di esserci, di insegnarmi quanto puoi. Lo sento ancora quel sincero e profondo affetto nei tuoi gesti.
Nessun commento:
Posta un commento