Sono alla casa dellE culturE, perché di culture ce ne sono di ogni come, qui da noi: il contadino, il filosofo, l'intellettuale, il ragazzino, l'artista, l'operaio, la mamma, il fotografo, la ballerina, il writer.
Io, pennarelli alla mano, disegno alberi, cartoncini e manifesti, senza voler entrare in competizione con il maestro stencil, che tanto io non capisco di proporzioni e geometrie. Allora mi metto a distribuire portacenere con la mia amica sacco di sabbia.
Intanto intorno a me, nascono tavolate, gazebo, service, spuntano le luci dagli alberi, cassonetti con orti interni, conigli e aironi sui muri!
Un viavai di braccia che spostano, mani che costruiscono, pennelli che dipingono con la musica nelle orecchie.
A me, che non so contare, mi lasciano alle leve e inizio già subito a far uscire liquidi che fanno ballare e ridere.
Poi arrivano le persone in divisa, che se lo sapevo che era una festa in maschera, avrei sfoggiato la mia nuova parrucca. Con un pulsantino ci liberano e finalmente possiamo gioire perché ci hanno sbattuto dentro! Ecco il posto che vorremmo avere, il posto che vorremmo veder rinascere, riempire di verde, spazi per bambini, sale mostre, sale prove, biblioteche, scuole di multiculturalità, atelier e chi più ne ha, più ne metta. E questo non lo vogliamo solo noi, abbiamo scoperto, ma anche tutti i nostri concittadini che sono venuti alle riunioni, che hanno visto sfilare diapositive, possibilità progettuali e sogni, quelli preziosi che noi conserviamo anche se ci danno degli ingenui.
Ecco, ora che i signori mascherati ci guardano e siamo dentro, non sfasciamo né roviniamo niente. Allestiamo dei tavoli per dibattiti e scambi di opinioni. Pure il sindaco si fa un giretto tra i gruppetti, chissà se le guardie hanno paura delle sue azioni e sono lì per quello.
Ma non succede niente. Succede solo che, come la carrozza dopo la mezzanotte, i cancelli allo scadere dell'accordo, tornano a chiudersi e con amarezza restiamo di nuovo fuori. Ma la festa continua, partono gli stornelli e le danze, e si continua fin quando rimaniamo noi, ultimi, a raccogliere i resti, a bere l'ultima birra con le gambe stanche e i sorrisi stampati, con i pensieri che corrono e le discussioni sulla fede e sulla filosofia. Poi tutti se ne vanno. Resto ancora un attimo a fissare il nuovo muro, e un cancello che vado a sognare aperto.
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