Passando davanti a quel porto, mi sono figurata gli sbarchi, le famose valigie di cartone, la fatica e la stanchezza. I centri di accoglienza, la quarantena, le speranze. Il futuro, il sogno americano. La libertà, la grande statua, un miraggio.
Ho immaginato il caldo, le spinte, la paura. I controlli, la possibilità di essere rimandati indietro. L'età letta dallo spessore di un polso. Le leggi sull'immigrazione. I clandestini, le stive con i cadaveri soffocati.
Poi mi sono accorta che stavo confondendo, che stavo pensando a epoche e porti diversi, ma la storia era sempre quella. Vorrei scrivere di uno spettacolo, qui.
3 commenti:
anche io ci sono stato. avevo visitato il sito ed avevo già visto qualcosa. ho cercato e trovato i nomi dei miei prozii, di mio nonno bambino, del mio bisnonno. mi sono immaginato il coraggio, l'emozione e la paura. quella statua tanto sognata e mi sono sentito tanto piccolo davanti a loro.
eppure dimentichiamo!
penso che il cervello umano sia fatto per avere una memoria del sentimento piuttosto breve.
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