Sfido l'allergia e ci vado lo stesso.
Queste storie mi hanno sempre incuriosito, soprattutto se italiane, perchè davvero un italiano queste cose non le fa! Poi Vero si diverte a dire che sono una ragazza impegnata nel sociale con le Baronesse e che vado sempre ai reading e alle presentazioni dei libri invece di farmi gli spritz con lei.
Ma questa è un'altra cosa, è una testimonianza vera. Ho abbandonato l'idea di dedicarmi al giornalismo quando mi sono accorta che non c'è più spazio per l'inchiesta, che non è più possibile confidare nella propria verità. E quando sento di persone così, è bello potersi ricredere.
A che prezzo però! Rinunciando all'identità, dimenticando chi si è, convincendosi di essere un fantasma in carne e ossa. E questo perchè neanche il più embedded si può permettere di curiosare in un CPT.
Mi distraggo tra la parole, osservando la schiena di una mamma, l'epidermide rilassata, molliccia, i nei e le lentiggini. Non so perchè, ci vedo un'esistenza dietro quelle macchie.
Mentre ascolto quel tipo che un giorno, intervistando qualche clandestino, ha capito che per raccontarne le vicende, doveva provare sulla sua pelle quello che succede nei 5 stelle di Lampedusa, mi vengono in mente le storie di Yafet, di Arash, di Sherif, faticose fughe dal dolore!
Ecco che l'attaccamento alla vita di chi, per paura dei controlli, si strozza con le banconote faticosamente racimolate per la salvezza, cozza con qualsiasi tentativo di tuffi-antispleen da radiatori fuori stagione, chè forse noi non sappiamo neanche scrivere la parola sofferenza. Capito?
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/io-clandestino-a-lampedusa/2104770//0
1 commento:
abbiamo pensato le stesse cose...la differenza è che tu hai il dono di trasformare i pensieri in parole... ti prego non smettere mai...ho bisogno di leggere i miei pensieri...
-3 all'infinito!!
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