L'ho letto piano, mi fermavo per sedimentare, anche l'ultimo capitolo è rimasto da solo per la mattina successiva.
L'ho letto piano per ricordare il più possibile. Per imparare, se dovessi provarci io una volta.
Schizofrenica, sono passata - a volte anche nella stessa facciata - dal pianto alla risata, rifugiata sotto le lenzuola, da cui nessuno poteva sentirmi. Ma camminare in un pensiero e ricongiungersi con la persona che vorresti ti tenesse la mano, è un sottile accarezzare la mente che la mia suscettibile sensibilità non riesce a sostenere con fermezza. E dare un contentino alla propria schizofrenia cambiando la firma, mi ha diluito la tensione.
Mi è piaciuto frugare nelle sue carte, inciampare in figure stilistiche senza le quali un libro sarebbe un ferro da stiro che non usa neanche lo stira e ammira.
Ci sono quegli intrecci che pensavo si facessero al cinema, tagliando e incollando in fase di montaggio. Invece il libro dà l'impressione di essere stato scritto così, in questo ordine cronologico sparso. Poi non saprei, bisognerebbe chiedere all'autore.
Non scrivo recensioni di film o libri, ne parlo e basta, in quel mio essere mediocre dilettante. Ma se ne parlo, per quanto possa valere, è perchè, nel bene o nel male, sono stata colpita.
Ecco magari c'è chi ancora non l'ha letto o chi cerca un'idea per un regalo. Propongo "La qualità della vita" di Paolo Marasca.
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