Me la immagino così: una cucina con una grande vetrata, per affacciarmi e raccogliere le ciliegie direttamente dall’albero e farne una marmellata! Poi un bagno discreto, ma con la vasca rasoterra! Nella camera da letto, solo un grande letto e un bello specchio.
Poi il Salone, il Salone lo immagino pieno di libri.
Il Salone è un via vai di gente che guarda copertine, che sfoglia indici, che incontra autori. È pure una cabina in cui c'è il pianista bravissimo che mi fa anche tanto ridere con le imitazioni e le improvvisazioni. Rischiavo di perderlo! Grazie per averli spostati tutti!
Il Salone è anche una sedia da cui ascolto il limbo del mio sogno. Mi immagino che all’inizio sento davvero quel clima di tensione, quando vedo entrare quei 5 microfonati. Davvero sento ansia, anche se non mi confido. Controllo i loro sguardi che sono più tranquilli dei miei, vedo i loro sorrisi, mentre io mi guardo intorno notando ogni minimo spostamento intorno a me. Chissà come deve essere vivere così tutti i giorni!
Poi dimentico tutto e ascolto. Lei chi è? Non la conosco! Però mi piace, mi piace il suo accento partenopeo che non è da salotto, ma da Salone. Mi fa pensare a quanto sia complesso il suo lavoro. È indagine, è una raccolta di storie, ma affiancata da una conoscenza profonda del funzionamento della vita, o almeno da una radicata idea personale della stessa.
Mi piacerebbe un giorno, come lei, chiudermi isolata in uno spazio bianco, fuori posto, perché di là Margherita è vivace. E raccontare quello che mi passa per la testa. Raccontare che un giorno ce l’ho fatta. Che un giorno, mentre lo guardavo e mutilavo i miei gesti dentro una camicia di forza, ho capito che la barca ha preso il largo e io resto serena seduta sulla banchina. Sventolo l’ultimo fazzoletto, sorridendo. C’è tanto sole mentre lo guardo, è bello... tutto è molto bello. Poi il vento, mentre aspetto che l’autobus mi avvicini a casa, in una città che non mi aveva mai regalato tutto quel calore. Bella anche lei!
La scia della barca lascia il posto alla fratellanza, me l’ha detto Erri - che lui ne sa - dice che è più vera e dura più della felicità.
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