Non so perché ho iniziato a pensare ad Anna, o meglio, so quando ho iniziato a pensarci; era domenica, certe storie non possono che venirmi in mente di domenica. Anna è come l’11, da qualunque parte la guardi è sempre Anna e non è un particolare irrilevante. Poche storie, quando una cosa è bella hai poco da giraci intorno, sempre bella rimane. L’Italia gran bel paese, il bel paese! Hai poco da girarci intorno, fa schifo! L’Italia non è più Anna, abbiamo un passato ingombrante, il benessere ci ha ingrossato il sedere e tutte le volte che ci accomodiamo sul divano con l’Italia, il minimo è che la facciamo cadere.
Anna, 8 dicembre 2009, sono andato alla Triennale e come me altre persone, tanti bambini, c’era anche Bruno Munari.
Mentre ero là mi sono voltato e ho visto Anna. Ho pensato; ha 11 passi da fare, perché è il 2010 che indica il tempo o forse anche il ritmo, 2010 è poi uguale a 44, ho pensato a quando 44 era mio padre. Ho guardato ancora una volta Anna e ho sorriso pensando a quella piccola città dove la Dora Baltea passa sotto Ponte Vecchio e dopo c’è l’Olivetti. Eh sì, perché malgrado noi l’architettura è rimasta ed è diventata monumento di quella cultura che credeva nel pensiero e nella capacità delle persone di averne uno.
A volte mi dico che il futuro è ciò che abbiamo vissuto, poi penso ad Anna e mi sembra che il futuro sia ciò che varrà la pena di raccontare. Anna non esiste ma non è neanche un sogno, se Anna sarà è perché ci saremo noi.
P.A.
2 commenti:
sono ignorante. ci è p.a, che scrive così?
non è ignoranza, non è un famoso... credo! mi è piaciuta la sua idea di 11!
Posta un commento