Di nuovo travolta da sensazioni forti che passano attraverso movimenti improvvisati in una stanza semibuia, dove l’unica cosa che mi si chiede è ballare pensando ad una situazione di costrizione. Io conosco questa sensazione e, diversamente da altri, io sento che l’ostacolo principale corre tra le sinapsi, le mie! E la costrizione mentale diventa anche fisica, di riflesso. Ma quando mi si chiede di seguire la musica, incanalo quello che fluttua nelle mie vene in espressioni corporee per esorcizzare i mostri.
Lo so fare anche da sola, a casa, davanti ad un quaderno bianco e una penna, lo so fare anche interpretando gli scritti, chè solo io so cosa mi passa per la testa. E se quello dovrà diventare “arte” universale, probabilmente non lo sarà. Come fa l’arte ad essere universale e senza tempo, se i protagonisti siamo sempre noi, fugaci e mutevoli, che creiamo un'opera? Io che un attimo credo e l’attimo dopo non voglio più. Morte e passione mi muovono, si alternano nel prevalere e danno frutti opposti, solo miei. Ma l’avrò fatto per me.
È un brivido di piacere che sento, questo è il mio modo migliore di comunicare.
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